Caravaggio ci racconta il presente

Caravaggio ci racconta il presente

Il Maestro parla di coloro che protestano

"La Vocazione di San Matteo" racchiude un messaggio universale sulla possibilità di redenzione e sul potere salvifico della fede.

TECARTISTI.COM – PORTO ERCOLE. L’ho incontrato in sogno e non ho perso l’occasione per porgergli delle domande.
Maestro Caravaggio, eccoci qui per un’intervista che definire straordinaria è dir poco.
Un viaggio nel tempo per conoscere il suo pensiero sull’arte dei nostri giorni. 

La prima domanda che le pongo è d’obbligo: cosa ne pensa dell’arte del ventesimo secolo?

“Osservo con interesse le nuove correnti artistiche che si sono susseguite nel corso dei secoli.
Ammiro la libertà espressiva e la sperimentazione che caratterizzano molti artisti moderni.
Tuttavia, noto anche una certa perdita di attenzione verso la realtà e la forma, elementi che per me erano essenziali”.

E cosa le dice invece la street art, questa forma d’arte urbana che ha conquistato le strade di tutto il mondo?

“La trovo affascinante per l’immediatezza e l’impatto che ha sulla gente comune.
È un’arte che vive nel quotidiano, che dialoga con la città e i suoi abitanti.
Apprezzo la sua capacità di trasmettere messaggi sociali e politici in modo diretto e spesso provocatorio”.

Maestro, ritiene che il concetto di arte possa essere esteso ad altre forme espressive oltre la pittura, come la musica, la poesia e la scrittura?

“Assolutamente sì. Credo che tutte le forme d’arte, in modi diversi, abbiano la capacità di emozionare, comunicare e far riflettere.
La musica, con la sua armonia e il suo ritmo, può toccare le corde più profonde dell’animo umano. La poesia, con le sue parole e i suoi versi, può evocare immagini e sentimenti.
La scrittura, con la sua capacità di narrare storie e descrivere il mondo, può ampliare la nostra conoscenza e la nostra immaginazione”.

Alla luce dei suoi 500 anni di esperienza, quale percorso ritiene sia da seguire per poter raggiungere alti livelli di comunicazione visiva ed emotiva?

“Non esiste una formula magica. L’artista deve innanzitutto sviluppare una profonda conoscenza della tecnica e dei maestri del passato.
Ma la vera chiave risiede nell’osservare la realtà con attenzione, cogliendone la luce e le ombre, la bellezza e la sofferenza.
E poi, c’è la passione, il fuoco sacro che arde dentro e che spinge a dare vita a qualcosa di unico e irripetibile”.

Maestro Caravaggio, le chiedo: in che modo la sua arte ha contribuito a plasmare la storia dell’arte e qual è il suo lascito per le generazioni future?

“La mia arte, con il suo realismo crudo, il suo uso drammatico della luce e delle ombre e la sua attenzione per i dettagli, ha avuto un impatto profondo sulla pittura del Seicento e dei secoli successivi.
Artisti come Rembrandt, Vermeer e Goya sono stati profondamente influenzati dal mio stile”.

Mi permetta di porle una domanda sull’attualità. Come giudica il fenomeno del vandalismo contro le opere d’arte, utilizzato da alcuni come forma di protesta contro l’inquinamento e la distruzione del pianeta?

“Comprendo la rabbia e la frustrazione che spingono alcuni a compiere gesti estremi come il danneggiamento di opere d’arte.
La Terra è la nostra casa e la sua salvaguardia è un dovere di tutti. Tuttavia, credo che tali azioni siano controproducenti”.

Scusi se oso, ma anche lei ha protestato e denunciato i mali del tempo e dell’uomo attraverso La Vocazione di San Matteo. Condivide questa lettura della sua opera d’arte?

“E’ vero. Tra le mie opere che più denunciano la sofferenza sociale del mio tempo, alcune si distinguono per la loro intensità e il loro messaggio di denuncia e una di queste è proprio ‘La Vocazione di San Matteo’.
Ho iniziato a dipingerla nel 1599 e l’anno successivo l’ho completata.

Questa mia tela rappresenta la chiamata di Matteo, un esattore di tasse odiato dal popolo, a seguire Gesù.
La scena, volutamente, si svolge in una taverna buia e sordida, frequentata da prostitute e bari.

La luce divina illumina Matteo, creando un forte contrasto con l’oscurità e la miseria che lo circondano.
Con La vocazione di San Matteo ho voluto quindi denunciare la corruzione e la disuguaglianza sociale dell’epoca, e la possibilità di redenzione anche per gli emarginati.

Credo proprio che ancora oggi quel messaggio sia attuale e utile”.

 

 

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